Savona. “Ho provato a sostenere un investimento di partenza, al quale molti avrebbero potuto aggregarsi, evitando le insidie, le perplessità e i timori di indirizzarlo personalmente, godendone comunque dei benefici futuri. Non voglio e non posso addurre a qualcuno la responsabilità della mancata realizzazione del progetto che avevo in mente”. Così Andrea Pesce, ufficializzando le proprie dimissioni dal ruolo di presidente del Savona Fbc, spiega le motivazioni che lo hanno portato ad abbandonare il progetto intrapreso poco più di due anni fa. L’assenza dell’appoggio da parte dell’imprenditoria locale, di un qualcuno che entrasse al suo fianco nella società, è quindi il motivo che lo ha portato ad alzare bandiera bianca.
L’ormai ex presidente si presenta in un una sala stampa gremita, nella quale si respira aria di scoramento. Lo stesso Pesce, sedendosi davanti al microfono, non nasconde la propria demoralizzazione. “Preferivo vedervi così numerosi quando ho deciso di venire qui a Savona – dichiara -. Sono un po’ emozionato perché oggi faccio un qualcosa che non avrei mai voluto fare, ma ritengo sia nella correttezza morale nei confronti di chi segue la squadra con il cuore e con l’anima”.
“La mia decisione di rassegnare le dimissioni dalla presidenza potrà apparire improvvisa, ma al contrario è frutto di una lunga riflessione iniziata già la scorsa stagione calcistica – spiega Pesce -. Raggiunte le categorie professionistiche, dalla piazza ho continuato a registrare un interesse molto tiepido verso la società. Pochissime, se non nessuna proposta di collaborazione. Questa circostanza già mi aveva stupito, in quanto il progetto era quello di espormi in prima persona per rompere il ghiaccio e consentire ad altri di partecipare alla realizzazione di un sogno sportivo per la loro città. Pensavo di aprire le porte a chi sarebbe venuto dopo, sull’onda dell’entusiasmo e dei nostri investimenti iniziali. Un mio caro amico che vive il calcio in prima persona mi ha sempre ricordato una frase molto significativa, cioè che esistono quattro fasce economiche cui assoggetare le persone: quelle normali, quelle benestanti, quelle ricche e quelle ricche da calcio. Avendo modo di appartenere alle prime due fasce, forse ho avuto la presunzione di voler provare a dimostrare che la quarta condizione non era vera in maniera assoluta. Ho pensato di dimostrare che la ricchezza da calcio poteva essere quella di una città che vuole condividere un bel progetto per una società sportiva stabile e in vetta alle classifiche delle categorie che merita. Forse non sono stato capace di trasmettere questo progetto con la giusta intensità e me ne faccio una colpa”.
“Non nego – prosegue – che le problematiche relative alla ristrutturazione dell’area di Legino avevano contribuito a farmi dubitare che la città non fosse interessata ai nostri progetti. Sapevo bene che questa poteva rappresentare un iter lungo, irto di ostacoli burocratici. Ma con il passare del tempo il debole interesse era divenuta la mia unica speranza di trovare una soluzione per continuare a portare avanti un discorso sportivo serio”.
Pesce non manca di sottolineare come i propri tentativi di proseguire nell’impegno siano stati continui, nella speranza che i suoi appelli venissero raccolti. “Quest’anno – afferma – abbiamo comunque provato a ripartire, puntando sul settore giovanile e manifestando la nostra intenzione di dare una solidità alla squadra attraverso la realizzazione di un forte vivaio. Anche nell’allestimento della prima squadra abbiamo lanciato un segnale di interesse verso i giovani, ingaggiando talenti emergenti e uno staff idoneo a farli crescere. Avrebbe potuto essere un punto zero dal quale ripartire per il futuro. Un segnale che speravo venisse ben accolto dalla città, per poi cavalcare insieme l’onda della ‘new age’ calcistica savonese. Ma il settore giovanile ha trovato poca attenzione. Sono ben conscio che se un imprenditore avesse voluto occuparsi del Savona lo avrebbe fatto senza che arrivasse il sottoscritto a suggerirglielo”.
Pesce spiega quindi quale sarà il suo impegno residuo nella società: “Mi auguro che questa mia decisione riesca a movimentare l’ambiente per trovare una soluzione per il futuro del Savona Fbc. Da parte mia, personalmente, garantirò che la società che detiene le quote porti avanti l’ordinaria amministrazione e consenta di proseguire nell’impegno sportivo così com’era stato impostato. Tra una decina di giorni saranno assunte le decisioni in merito. Comprendo la delusione dei tifosi e non rinnego quanto detto loro nell’ultimo incontro. Al momento della presentazione della squadra – sostiene – ero ancora convinto che si stesse muovendo qualcosa, ma ora, giunto a questo punto, non potevo assumere altra decisione”.
“Non escludo che la situazione si possa risolvere – ribadisce -. Nulla è per sempre, a tutto si può trovare un rimedio anche se un po’ tardivo in considerazione degli investimenti fatti soprattutto nelle ultime due stagioni e fino ad oggi, che sarebbe delittuoso gettare al vento e che potrebbero essere una risorsa per questa città. “Abbiamo iniziato da soli un progetto con la speranza di veder aggregate società e persone. Non credo che una società sportiva possa cambiare le idee singole di ogni imprenditore. Le possibilità ci sono perché c’è un’intenzione di portare avanti ciò che è stato costruito nel limite di ciò che ci proporranno e sottoporremo alla società che io continuo a sostenere continuamente. La mia non è una mossa, non gioco a scacchi. Le mie dimissioni sono ad oggi irrevocabili, saranno sottoposte all’assemblea dei soci”.
Riguardo alle accuse che gli sono state lanciate di voler addossare le colpe ai soli imprenditori locali, Pesce sottolinea: “Pasquale ha ragione quando dice che non bisogna scaricare le responsabilità sui savonesi, le responsabilità sono mie quando non ho saputo esprimere il passaggio iniziale, cioè che la squadra non è del sottoscritto né della società che detiene la maggioranza delle azioni, il Savona Fbc è della città”.
Andrea Pesce è presidente della Carige Genova di pallavolo, e riassume così le diversità tra i due ambienti: “Non c’è una differenza di città tra Genova e Savona ma una differenza di sport, di dimensione e opportunità e sorreggere una squadra che a livelli professionistici sia come traino dell’economia sia come investimento è una squadra importante. La differenza è solo per lo sport”.
In merito a quale sarà il destino della squadra, Pesce non si sbilancia. “Non credo che l’obiettivo deve essere di breve periodo ma deve essere di lungo periodo. Gli interventi su questa società devono essere strutturali, se così non fosse si potrebbe pensare di finire il campionato con qualche migliaio di euro e poi avere il problema l’anno prossimo. Rimandare non è mai stata la mia forza, preferisco affrontarli subito i problemi. Per ciò che mi riguarda io sosterrò la società. Sugli interventi per un’armoniosa prosecuzione vedremo cosa fare strada facendo, noi ce la stiamo mettendo tutta”.
L’ormai ex presidente si presenta in un una sala stampa gremita, nella quale si respira aria di scoramento. Lo stesso Pesce, sedendosi davanti al microfono, non nasconde la propria demoralizzazione. “Preferivo vedervi così numerosi quando ho deciso di venire qui a Savona – dichiara -. Sono un po’ emozionato perché oggi faccio un qualcosa che non avrei mai voluto fare, ma ritengo sia nella correttezza morale nei confronti di chi segue la squadra con il cuore e con l’anima”.
“La mia decisione di rassegnare le dimissioni dalla presidenza potrà apparire improvvisa, ma al contrario è frutto di una lunga riflessione iniziata già la scorsa stagione calcistica – spiega Pesce -. Raggiunte le categorie professionistiche, dalla piazza ho continuato a registrare un interesse molto tiepido verso la società. Pochissime, se non nessuna proposta di collaborazione. Questa circostanza già mi aveva stupito, in quanto il progetto era quello di espormi in prima persona per rompere il ghiaccio e consentire ad altri di partecipare alla realizzazione di un sogno sportivo per la loro città. Pensavo di aprire le porte a chi sarebbe venuto dopo, sull’onda dell’entusiasmo e dei nostri investimenti iniziali. Un mio caro amico che vive il calcio in prima persona mi ha sempre ricordato una frase molto significativa, cioè che esistono quattro fasce economiche cui assoggetare le persone: quelle normali, quelle benestanti, quelle ricche e quelle ricche da calcio. Avendo modo di appartenere alle prime due fasce, forse ho avuto la presunzione di voler provare a dimostrare che la quarta condizione non era vera in maniera assoluta. Ho pensato di dimostrare che la ricchezza da calcio poteva essere quella di una città che vuole condividere un bel progetto per una società sportiva stabile e in vetta alle classifiche delle categorie che merita. Forse non sono stato capace di trasmettere questo progetto con la giusta intensità e me ne faccio una colpa”.
“Non nego – prosegue – che le problematiche relative alla ristrutturazione dell’area di Legino avevano contribuito a farmi dubitare che la città non fosse interessata ai nostri progetti. Sapevo bene che questa poteva rappresentare un iter lungo, irto di ostacoli burocratici. Ma con il passare del tempo il debole interesse era divenuta la mia unica speranza di trovare una soluzione per continuare a portare avanti un discorso sportivo serio”.
Pesce non manca di sottolineare come i propri tentativi di proseguire nell’impegno siano stati continui, nella speranza che i suoi appelli venissero raccolti. “Quest’anno – afferma – abbiamo comunque provato a ripartire, puntando sul settore giovanile e manifestando la nostra intenzione di dare una solidità alla squadra attraverso la realizzazione di un forte vivaio. Anche nell’allestimento della prima squadra abbiamo lanciato un segnale di interesse verso i giovani, ingaggiando talenti emergenti e uno staff idoneo a farli crescere. Avrebbe potuto essere un punto zero dal quale ripartire per il futuro. Un segnale che speravo venisse ben accolto dalla città, per poi cavalcare insieme l’onda della ‘new age’ calcistica savonese. Ma il settore giovanile ha trovato poca attenzione. Sono ben conscio che se un imprenditore avesse voluto occuparsi del Savona lo avrebbe fatto senza che arrivasse il sottoscritto a suggerirglielo”.
Pesce spiega quindi quale sarà il suo impegno residuo nella società: “Mi auguro che questa mia decisione riesca a movimentare l’ambiente per trovare una soluzione per il futuro del Savona Fbc. Da parte mia, personalmente, garantirò che la società che detiene le quote porti avanti l’ordinaria amministrazione e consenta di proseguire nell’impegno sportivo così com’era stato impostato. Tra una decina di giorni saranno assunte le decisioni in merito. Comprendo la delusione dei tifosi e non rinnego quanto detto loro nell’ultimo incontro. Al momento della presentazione della squadra – sostiene – ero ancora convinto che si stesse muovendo qualcosa, ma ora, giunto a questo punto, non potevo assumere altra decisione”.
“Non escludo che la situazione si possa risolvere – ribadisce -. Nulla è per sempre, a tutto si può trovare un rimedio anche se un po’ tardivo in considerazione degli investimenti fatti soprattutto nelle ultime due stagioni e fino ad oggi, che sarebbe delittuoso gettare al vento e che potrebbero essere una risorsa per questa città. “Abbiamo iniziato da soli un progetto con la speranza di veder aggregate società e persone. Non credo che una società sportiva possa cambiare le idee singole di ogni imprenditore. Le possibilità ci sono perché c’è un’intenzione di portare avanti ciò che è stato costruito nel limite di ciò che ci proporranno e sottoporremo alla società che io continuo a sostenere continuamente. La mia non è una mossa, non gioco a scacchi. Le mie dimissioni sono ad oggi irrevocabili, saranno sottoposte all’assemblea dei soci”.
Riguardo alle accuse che gli sono state lanciate di voler addossare le colpe ai soli imprenditori locali, Pesce sottolinea: “Pasquale ha ragione quando dice che non bisogna scaricare le responsabilità sui savonesi, le responsabilità sono mie quando non ho saputo esprimere il passaggio iniziale, cioè che la squadra non è del sottoscritto né della società che detiene la maggioranza delle azioni, il Savona Fbc è della città”.
Andrea Pesce è presidente della Carige Genova di pallavolo, e riassume così le diversità tra i due ambienti: “Non c’è una differenza di città tra Genova e Savona ma una differenza di sport, di dimensione e opportunità e sorreggere una squadra che a livelli professionistici sia come traino dell’economia sia come investimento è una squadra importante. La differenza è solo per lo sport”.
In merito a quale sarà il destino della squadra, Pesce non si sbilancia. “Non credo che l’obiettivo deve essere di breve periodo ma deve essere di lungo periodo. Gli interventi su questa società devono essere strutturali, se così non fosse si potrebbe pensare di finire il campionato con qualche migliaio di euro e poi avere il problema l’anno prossimo. Rimandare non è mai stata la mia forza, preferisco affrontarli subito i problemi. Per ciò che mi riguarda io sosterrò la società. Sugli interventi per un’armoniosa prosecuzione vedremo cosa fare strada facendo, noi ce la stiamo mettendo tutta”.
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